Ci sono templi in India…
Gli indiani si salutano unendo le mani all’altezza del petto, inchinando la testa in avanti e pronunciando Namastè: “saluto il divino che è dentro di te”.
L’India trabocca di sacro e spiritualità, per gli indiani la religione è un modo di essere, una costante che appartiene alla vita di tutti i giorni: ogni gesto, ogni azione, ogni decisione sono parte di una dimensione che si eleva verso qualcosa d’indescrivibile a parole, qualcosa che fa parte della sfera del divino e del sentire.
Camminando per le strade dell’India leggo i segni di questa grande presenza che sono gli Dei: qui un tempio con le torri slanciate per raggiungere il cielo, là una processione di brahmini con i tamburi, più avanti un corteo di pellegrini festanti; il mio occhio cade su una pietra dipinta di rosso, proprio in mezzo alla strada, una semplice pietra che identifica una divinità dal nome impronunciabile: la pietra e là da mille anni, la strada gli è stata costruita attorno.
La religione è un bisogno supremo degli indiani. Da sempre l’uomo si appella alla volta celeste per cercare riparo, per spiegare l’inspiegabile, per trovare casa e così facendo costruisce la casa di Dio; prima dentro di sé, poi in forma plastica dando vita a templi e cattedrali. Nella forma trova dimora: in una torre protende le mani verso il cielo, in una statua si riconosce simile a Dio. La necessità è la medesima presso tutte le religioni: chiedere protezione al Divino, avvicinarsi a Dio. Mai come in India la religione ha dimostrato di essere il motore della storia.
I 330 milioni di divinità indiane sono creazioni dell’immaginazione per rappresentare le infinite forme del potere divino che tutto avvolge. In India qualsiasi fenomeno non è spiegabile se non alla luce di qualcosa che trascende la dimensione terrena e si eleva.
Gli esseri umani costruiscono templi, innalzano torri protese come mani, luoghi del culto, statue di divinità, definiscono liturgie e rappresentazioni del sacro, scrivono testi e cantano inni, inventano divinità in nome dell’Essere Supremo, e tutto per cercare Dio e avere la benevolenza di qualcosa di inafferrabile e supremo.
Ci sono templi in India, e forse solo in India, dove i muri contengono soffi d’eternità. Dove il tempo si annulla nella preghiera. Dove il silenzio interiore scende e ricopre le cose. Dove tra la folla assorta davanti a un Dio, sentirsi parte di una cosa sola. Restare immobile per ore. Partecipare al rito della musica, seguire la melodia di un canto, ascoltare il battito del cuore che piano prende il ritmo delle tabla, immaginare davanti a se quella scala sacra che ricongiunge agli dei.
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